Colore ed arte per le vie di Salemi
Andando in giro per la mia città, Salemi, dei dettagli qua e là hanno attirato la mia attenzione. Ebbene, da qualche tempo a questa parte, alcune buffe e curiose figure o fascinosi volti si stagliano sulle saracinesche chiuse di taluni esercizi commerciali o negozi e sembrano ammiccare al passante, assai stupito da cotanta bellezza rappresentativa Spesso, i soggetti sono tematici o, meglio, si ispirano alle attività espletate dagli esercenti nei relativi negozi, quasi presentando con spiritosa grinta caricaturale chi ha commissionato la realizzazione di queste autentiche opere d’arte. Per quanto mi riguarda, le immagini dedicate e le decorazioni possono davvero, a ben guardare, essere considerate tali: il tocco d’artista è inconfondibile, netto, palpabile. Dunque, chiamiamola come vogliamo, ma la Street Art, oggi, se portata avanti con palese bravura, diventa pura decorazione urbana, può imporre colore e vivacità al freddo grigiore del cemento, fin troppo abusato nelle nostre città. Certamente, essa può infondere note di buonumore o positiva presenza sul velo di tristezza delle strutture e sul desolante abbandono dei contesti e degli spazi urbani, può dare visibilità al talento inesausto e nascosto di chi se lo merita per grazia ricevuta fin dalla nascita, può inneggiare alla rinascita contro lo squallore di un degrado assordante, può esprimere l’occhio sognante che, piano piano, scardina la disillusione di una comunità. Dunque, secondo alcuni, può essere un quid qualificante oppure il nulla del nulla. De gustibus, ovviamente… Tuttavia, una pennellata di bello a nascondere certe brutture del mondo può essere ammessa, senza opporre meschini veti od ipocriti infingimenti teorici. In questo caso, a Salemi, assistiamo ad una progettualità in fieri che mira all’arricchimento artistico di talune “finestre” cittadine che non vengono deturpate affatto dalla garbata intrusione pittorica. Senza alcun dubbio, una progettualità che potrebbe essere meglio canalizzata dagli Enti preposti alla ricerca della valorizzazione o della riqualificazione contemporanea del patrimonio collettivo, nel pieno rispetto delle leggi che regolamentano il decoro urbano. Ovviamente, ciò è quel che penso io. Le saracinesche salemitane, dipinte con gusto e sviluppate sui tratti peculiari ed evolutivi dei writers metropolitani, si animano, assumono fisica e silenziosa esuberanza, quasi partecipassero a gran voce al chiassoso e allegro convito di un grasso re delle favole, poi inondano di luce le strade di Salemi. Perciò, capita anche che, dalla fronte non rifinita di un edificio, fuoriesca, minaccioso, un enorme artiglio di un predatore che, ad innescare mille metafore sul presente, ghermisca un’altrettanta gigantesca locusta. Così l’onirico, le visioni e le pulsioni del mondo parcellizzato si intrecciano con la realtà, spesso intesa e vissuta come marginale o secondaria, delle periferie o dei quartieri svuotati della città, “minima” o smisurata che essa sia. Le “illustrazioni”, nella maggior parte dei casi, riportano in calce la firma dell’autore, Hira. Non lo conosco, ma a lui va attribuito il merito di avere abbellito la mia città; ciò mi piace, forse pensando allo spirito persuasivo delle sue opere, intense ed efficaci. Tuttavia, anch’esse costituiscono il simbolo di una possibile rivitalizzazione del borgo. Insomma, un tocco di brio a fomentare speranza e colore allo smorto e malinconico volto di una Salemi, solcata da profonde rughe ed evidenti cicatrici.
Salemi, 1 marzo 2018
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