Chi è Gioacchino Di Bella?
Sono Gioacchino Di Bella, un docente di Lettere, come tanti altri anonimi professori che cercano di riscattare dalla grigia decadenza l’insita bellezza del nostro Bel Paese. Sono siciliano del profondissimo e amatissimo Sud, della provincia di Trapani e, in particolare, della splendida e appartata città di Salemi. Ho trascorso, per motivi professionali, molti anni della mia vita in regioni e città del Settentrione. Potevo fare orecchie da mercante allo squallore che cerca di cancellare il colore e il canto della mia terra, cambiare vita, infischiarmene delle mie radici e reimpostare tutto sui ritmi e la frenesia del brulicante e asfissiato nord. Ma non è da me, non sono mai stato sordo al suono nostalgico, talvolta disperato o ancor più dolente, della Sicilia e alla malinconica amarezza dell’incompiuto, che fa parte di questo mio piccolo mondo. E ho scelto di tornare e rimanere (e pur sempre sceglierei di farlo) in questa sgangherata, ma magica, parte del pianeta che, fin dalla mia nascita, ho considerato costantemente la mia casa. Ma è una lunga storia d’incanti e incantesimi e non vorrei annoiarvi. Uno dei miei passatempi – Consigli di classe, Collegi docenti, lezioni permettendo – è la fotografia che, da sempre, costituisce in me un richiamo fascinoso. Ho usato una fotocamera bridge, la Nikon P520, con cui ho immortalato indegnamente, da autentico ed eterno principiante, i dettagli, le sfumature, l’infinita lirica che la vita, scrigno incommensurabile di poesia pura, promana ai nostri sensi, giorno dopo giorno, quasi flusso inesauribile di ineffabili prodigi. Così con quel marchingegno, ormai supertecnologico, tra le mani quasi mi trasfiguro e ridivento come un bimbo curioso della luce che mi abbaglia, dei prati che il Gran Pittore ha dipinto di verde intenso, dell’infrangersi della risacca sulla scogliera ululante, dello sguardo di un’umanità che, spesso, perde se stessa dietro a futilità di ogni sorta, del particolare dell’oggetto, del monumento alla nostra Storia avvinto dal groviglio di sterpi, etc. etc. Insomma, istrione dissacratore e poeta trasognato, regista severo e attore tragicomico… tutto fa parte del gioco. Da non molto tempo, mettendo da parte la vecchia bridge, ho acquistato una reflex, che è diventata la mia compagna assidua di viaggio (ovviamente e rigorosamente Nikon) che considero un’amica fedele, silenziosa, discreta. E non chiedo di meglio. Prima o dopo, non so quando, imparerò anch’io i rudimenti dell’arte fotografica. A mio personalissimo modo, sono anch’io “facebookiano”, sono pure presente su Flickr, Instagram e Twitter e sono membro del Nikonclub Italia. Ma cos’è per me la fotografia? Ho i miei punti di vista, teorie e risposte. E tra le tante, la fotografia, a mio modestissimo parere, ci consente di essere partecipi del miracolo esistenziale, di coglierne significati spesso latenti o dimenticati, forse di sognare nel sogno di tempi migliori, di stigmatizzare le ipocrisie o il vero volto dell’uomo e, forse, così facendo, di vivere meglio. Ma la fotografia, ed è bene tenerlo a mente, ha in sé un grande cuore, un fuoco primordiale che innesca la passione dell’arte e dell’infinito amore. E’ come avere un sentimento indomito che celebra gli attimi dell’esistenza in pause d’eterno e un’imberbe curiosità che assale e avvince gli occhi. Qui, in ogni caso, non troverete scatti d’autore, ma soltanto frammenti di cielo, spicchi di anima di un ultimo cultore, passi imperfetti di un piccolo inventore.

Salemi, 13 giugno 2016 alle 21:09
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