Riccardo Sciacca, voce di Sicilia

Riccardo Sciacca, cantautore siciliano sulla scia del folk.

“Ciao, Riccardo. Ho avuto modo di ascoltare il tuo singolo su Spotify e l’ho trovato straordinario! La lingua siciliana, cantata da te, diventa sangue della nostra terra, cuore pulsante della nostra anima, grido corale di insofferenza alle vessazioni sottili della Dimenticanza dei tempi. Il tuo lessico spazza la retorica, cerca l’essenza del messaggio condiviso e condivisibile. Sapevo del tuo talento e ne hai dato un bel saggio a tutti. Bravissimo! Ti auguro di coronare i tuoi sogni e di affermarti con successo. La strada è spianata… Un abbraccio.”

Questo è il messaggio che mi sono sentito di inviare, qualche giorno fa, al mio ex alunno Riccardo Sciacca. Già, ex alunno… Tuttavia, per un docente – quale sono io – dell’anello debole della catena formativa, ossia la Scuola Media inferiore (uso volutamente la disusata terminologia cui sono affezionato) tutti gli alunni rimangono alunni, ragazzi per sempre. Essi quasi si cristallizzano nel tempo che, ingrato, fugge veloce; insomma, li porti nel cuore, nonostante i tuoi capelli canuti, sono nella tua mente, nei tuoi ricordi, sono indelebili, sempreverdi. Ebbene, ho risentito Riccardo Sciacca, con piacere, dopo anni. L’ho pure rivisto nella mia Salemi, qualche anno fa, in occasione degli altari di San Giuseppe. No, a parte la sua statura, non era cambiato: sensibile, premuroso e, soprattutto, educato. Il bravo ragazzo di buona famiglia delle nostre parti, però con il pallino della musica come ragione di vita. E allora, ben venga! Lo avevo congedato, anni orsono, dalla Scuola Media “E. Medi” di Castelvetrano (TP) e così consegnato nelle mani di un futuro che, per i ragazzi del Sud, si è, purtroppo, addensato di rovi spinosi ed oscura nebbia. Adesso, Riccardo Sciacca è un uomo del Sud del mondo, del suo mondo, ha coraggiosamente deciso di esserlo e di rimanere tra la sua gente. Egli, a mio modestissimo parere, è diventato davvero un bravo cantante – cantautore che ha fatto tesoro della tradizione sonora prettamente siciliana del passato che richiama, istruisce il presente. Sembra proprio che riviva in lui l’esperienza qualificante dei cantastorie che, una volta, narravano, di paese in paese, il passaggio, il lungo e pingue soggiorno, le vicende, le gesta, le malefatte dei tanti conquistatori che plasmarono il volto della nostra bella Isola e che, forse, non sono mai andati del tutto via dal nostro sangue, dal nostro DNA, dal nostro pensiero. E la cifra distintiva del suo narrare è la voce della nostra Sicilia, una terra che si ammanta di amare verità che ognuno, qui, in questa solatia periferia del pianeta, vive e somatizza in una nostalgica e utopica voglia di mutare il corso delle cose. Il suo forte canto quasi si trasforma in testimonianza vivente di una prosaica protesta corale dell’onesto popolo siciliano, ormai stanco di una coatta marginalità, delle “cose che non vanno”, del sacco perpetrato dai disonesti a spese della povera gente. Pure, tra le righe, emerge il suo ironico commento della realtà. Farà strada, tanta strada, Riccardo Sciacca con il suo talento. Lo merita. Glielo auguro di cuore. Intanto, lo scorso 23 marzo, è uscito il suo primo singolo “Trallalerutrallallà” sotto la direzione artistica di Gregorio Caimi e per le produzioni musicali “Em Dabliu Em“. Ed è un buon traguardo. Ascoltatelo, ne vale la pena.

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Salemi, 30 marzo 2018

Album Trallallerutrallalà – Riccardo Sciacca

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